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L’arte
della guerra
Torna l’incubo dei missili a Comiso
Manlio Dinucci
Il piano
fu preannunciato tre anni fa, durante l’amministrazone Obama, quando funzionari
del Pentagono dichiararono che «di
fronte all’aggressione russa, gli Stati uniti stanno considerando lo
spiegamento in Europa di missili con base a terra» (il manifesto, 9 giugno
2015). Ora, con l’amministrazione Trump, esso viene ufficialmente confermato.
Nell’anno
fiscale 2018 il Congresso degli Stati Uniti ha autorizzato il finanziamento di «un
programma di ricerca e sviluppo di un missile da crociera lanciato da terra da
piattaforma mobile su strada». È un missile a capacità nucleare con raggio
intermedio (tra 500 e 5500 km), analogo ai 112 missili nucleari Cruise
schierati dagli USA a Comiso negli anni Ottanta. Essi vennero eliminati,
insieme ai missili balistici Pershing 2 schierati dagli USA in Germania e agli
SS-20 sovietici schierati in URSS, dal Trattato sulle Forze Nucleari Intermedie
(INF), stipulato nel 1987. Esso proibisce lo schieramento di missili con base a
terra e gittata compresa tra 500 e 5500 km.
Washington
accusa ora Mosca di schierare missili di questa categoria e dichiara che, «se
la Russia continua a violare il Trattato INF, gli Stati uniti non saranno più
vincolati da tale trattato», ossia saranno liberi di schierare in Europa
missili nucleari a raggio intermedio con base a terra.
Viene
però ignorato un fatto determinante: i missili russi (ammesso che siano a
raggio intermedio) sono schierati in funzione difensiva in territorio russo,
mentre quelli statunitensi a raggio intermedio sarebbero schierati in funzione
offensiva in Europa a ridosso del territorio russo. È come se la Russia
schierasse in Messico missili nucleari puntati sugli Stati uniti.
Poiché
continua la escalation USA/NATO, è sempre più probabile lo schieramento di tali
missili in Europa. Intanto l’Ucraina ha testato agli inizi di febbraio un
missile a raggio intermedio con base a terra, realizzato sicuramente con
l’assistenza USA.
I nuovi
missili nucleari statunitensi – molto più precisi e veloci dei Cruise degli
anni Ottanta – verrebbero schierati in Italia e probabilmente anche in paesi
dell’Est, aggiungendosi alle bombe nucleari Usa B61-12 che arriveranno in Italia
e altri paesi dal 2020.
In
Italia, i nuovi Cruise sarebbero con tutta probabilità di nuovo posizionati in
Sicilia, anche se non necessariamente a Comiso. Nell’isola vi sono due
installazioni USA di primaria importanza strategica. La stazione Muos di
Niscemi, una delle quattro su scala mondiale (2 negli Usa, 1 in Australia e 1
in Sicilia) del sistema di comunicazioni satellitari che collega
a un’unica rete di comando tutte le forze statunitensi, anche nucleari, in
qualsiasi parte del mondo si trovino. La Jtags, stazione di ricezione e
trasmissione satellitare dello «scudo anti-missili» statunitense, che sta per
devenire operativa a Sigonella. È una delle cinque su scala mondiale (le altre
si trovano negli Stati Uniti, in Arabia
Saudita, Corea del Sud e Giappone).
La
stazione, che è trasportabile, serve non solo alla difesa anti-missile ma anche
alle operazioni di attacco, condotte da basi avanzate come quelle in Italia.
«Gli
Stati Uniti – spiega il Pentagono nel rapporto «Nuclear Posture Review 2018» –
impegnano armi nucleari, dispiegate in basi avanzate in Europa, per la difesa
della NATO. Queste forze nucleari costituiscono un essenziale legame politico e
militare tra Europa e Nord America».
Legandoci
alla loro strategia non solo militarmente ma politicamente, gli Stati uniti
trasformano sempre più il nostro paese in base avanzata delle loro armi
nucleari puntate sulla Russia e, quindi, in bersaglio avanzato su cui sono
puntate le armi nucleari russe.
Il manifesto, 27 febbraio 2018
NO WAR NO NATO
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