Bruxelles, protesta contro il vertice della NATO che si
apre oggi
© Afp-La Presse
La
NATO espandibile e sempre più costosa
si
allarga sull’Europa
Manlio Dinucci
Si svolge oggi e domani a Bruxelles il
Summit Nato a livello di capi di stato e di governo dei 29 paesi membri. Esso
conferma al massimo livello il potenziamento della struttura di comando principalmente
in funzione anti-Russia. Saranno costituiti un nuovo Comando congiunto per
l’Atlantico, a Norfolk negli Usa, contro «i sottomarini russi che minacciano le
linee di comunicazione marittima fra Stati uniti ed Europa», e un nuovo Comando
logistico, a Ulm in Germania, quale «deterrente» contro la Russia, con il
compito di «muovere più rapidamente le truppe attraverso l’Europa in qualsiasi
conflitto».
Entro
il 2020 la Nato disporrà
in Europa di 30 battaglioni meccanizzati, 30 squadriglie aeree e 30 navi da
combattimento, dispiegabili entro 30 giorni o meno contro la Russia. Il
presidente Trump avrà così in mano carte più forti al Summit bilaterale che
terrà, il 16 luglio a Helsinki, col presidente russo Putin. Da ciò che il
presidente Usa stabilirà al tavolo negoziale dipenderà fondamentalmente la
situazione dell’Europa.
Il raggio di espansione della Nato va ben
oltre l’Europa e gli stessi membrl dell’Alleanza. Essa ha una serie di partner,
collegati all’Alleanza da diversi programmi di cooperazione militare. Tra i
venti che rientrano nella Partnership euro-atlantica, figurano Austria,
Finlandia e Svezia. La partnership mediterranea comprende Israele e Giordania,
che hanno missioni ufficiali permanenti al quartier generale Nato a Bruxelles,
Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania. Quella del Golfo comprende
Kuwait, Qatar ed Emirati, con missioni permanenti a Bruxelles, più il Bahrain.
La Nato ha inoltre nove «Partner globali» in Asia, Oceania e America Latina –
Iraq, Afghanistan, Pakistan, Mongolia, Corea del Sud, Giappone, Australia,
Nuova Zelanda e Colombia – alcuni dei quali «contribuiscono attivamente alle
operazioni militari Nato».
La NATO – costituitasi nel 1949, sei anni
prima del Patto di Varsavia, formalmente in base al principio difensivo
stabilito dall’Articolo 5 – è stata trasformata in alleanza che, in base al «nuovo
concetto strategico», impegna i paesi membri a «condurre operazioni di risposta
alle crisi non previste dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza».
In base al nuovo concetto geostrategico, l’Organizzazione del Trattato del Nord
Atlantico si è estesa fin sulle montagne afghane, dove la Nato è in guerra da
15 anni.
Ciò
che non è cambiato,
nella mutazione della NATO, è la gerarchia all’interno dell’Alleanza. È sempre
il Presidente degli Stati uniti a nominare il Comandante Supremo Alleato in
Europa, che è sempre un generale statunitense, mentre gli alleati si limitano a
ratificare la scelta. Lo stesso avviene per gli altri comandi chiave. La supremazia
Usa si è rafforzata con l’allargamento della Nato, poiché i paesi dell’Est sono
legati più a Washington che a Bruxelles.
Lo stesso Trattato di Maastricht del 1992
sancisce la subordinazione dell’Unione europea alla NATO, di cui fanno parte 22
dei 28 paesi della Ue (con la Gran Bretagna in uscita dall’Unione). Esso
stabilisce, all’articolo 42, che «l’Unione rispetta gli obblighi di alcuni
Stati membri, i quali ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite
la NATO, nell’ambito del Trattato del Nord Atlantico». E il protocollo n. 10 sulla
cooperazione istituita dall’art. 42 sottolinea che la NATO «resta il fondamento
della difesa» dell’Unione europea. La Dichiarazione congiunta sulla
cooperazione Nato-Ue, firmata ieri a Bruxelles alla vigilia del Summit,
conferma tale subordinazione: «La NATO continuerà a svolgere il suo ruolo unico
ed essenziale quale pietra angolare della difesa collettiva per tutti gli
alleati, e gli sforzi della Ue rafforzeranno anche la NATO». La PESCO e il
Fondo europeo per la Difesa, ha sottolineato il segretario generale
Stoltenberg, «sono complementari, non alternativi alla NATO ». La «mobilità
militare» è al centro della cooperazione NATO-UE, sancita dalla Dichiarazione
congiunta. Importante anche la «cooperazione marittima NATO-UE nel Mediterraneo
per combattere il traffico di migranti e alleviare così le sofferenze umane».
IL
RAGGIO di espansione della NATO va ben oltre l’Europa. Essa ha una
serie di partner, collegati all’Alleanza da diversi programmi di cooperazione militare.
Tra i venti che rientrano nella Partnership euro-atlantica, figurano Austria,
Finlandia e Svezia. La partnership mediterranea comprende Israele e Giordania,
che hanno missioni ufficiali permanenti al quartier generale Nato a Bruxelles,
Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania. Quella del Golfo comprende
Kuwait, Qatar ed Emirati, con missioni permanenti a Bruxelles, più il Bahrain.
La NATO ha inoltre
nove «Partner globali» in Asia, Oceania e America Latina – Iraq, Afghanistan,
Pakistan, Mongolia, Corea del Sud, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e
Colombia – alcuni dei quali «contribuiscono attivamente alle operazioni
militari NATO ».
SOTTO
PRESSIONE degli USA, gli alleati europei e il Canada hanno
aumentato la loro spesa militare di 87 miliardi di dollari dal 2014. Nonostante
ciò, il presidente Trump batterà i pugni sul tavolo del Summit, accusando gli
alleati perché, tutti insieme, spendono meno degli Stati uniti. «Tutti gli
alleati stanno aumentando la spesa militare», assicura il segretario generale
della Nato Stoltenberg.
I PAESI
CHE destinano alla spesa militare almeno il 2% del pil
aumentano da 3 nel 2014 a 8 nel 2018. Si prevede che da ora al 2024 gli alleati
europei e il Canada accresceranno la loro spesa militare di 266 miliardi di
dollari, portando la spesa militare complessiva della NATO oltre i 1000 miliardi di dollari annui.
La Germania la porterà nel 2019 a una media di 114 milioni di euro al giorno e
pianifica di accrescerla dell’80% entro il 2024. L’Italia si è impegnata a
portarla dagli attuali 70 milioni di euro al giorno a circa 100 milioni di euro
al giorno. Come richiede quello che, nel programma di governo del «contratto»
tra M5Stelle e Lega, viene definito «l’alleato privilegiato dell’Italia».
il manifesto, 11 luglio 2018
NO WAR NO NATO
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