L’affossamento USA del Trattato INF e le complicità europee
La «sospensione» del Trattato INF, annunciata ieri dal segretario di stato Mike Pompeo, avvia il conto alla rovescia che, entro sei mesi, porterà gli Stati Uniti a uscire definitivamente dal Trattato. Già da oggi, comunque, gli Stati Uniti si ritengono liberi di testare e schierare armi della categoria proibita dal Trattato: missili nucleari a gittata intermedia (tra 500 e 5500
km), con base a terra.
Appartenevano a tale categoria i missili
nucleari schierati in Europa negli anni Ottanta: i missili balistici Pershing
II, schierati dagli Stati Uniti in Germania Occidentale, e quelli da crociera
lanciati da terra, schierati dagli Stati Uniti in Gran Bretagna, Italia,
Germania Occidentale, Belgio e Olanda, con la motivazione di difendere gli
alleati europei dai missili balistici SS-20, schierati dall’Unione Sovietica
sul proprio territorio. Il Trattato sulle Forze Nucleari Intermedie, firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan,
eliminava tutti i missili di tale
categoria, compresi quelli schierati a Comiso.
Il Trattato INF è stato messo in discussione
da Washington quando gli Stati Uniti hanno visto diminuire il loro vantaggio
strategico su Russia e Cina. Nel 2014, l’amministrazione Obama accusava la
Russia, senza portare alcuna prova, di aver sperimentato un missile da crociera
(sigla 9M729) della categoria proibita dal Trattato e, nel 2015, annunciava che
«di fronte alla violazione del Trattato INF da parte della Russia, gli Stati Uniti
stanno considerando lo spiegamento in Europa di missili con base a
terra». Il piano è stato confermato dalla amministrazione Trump: nel 2018 il
Congresso ha autorizzato il finanziamento di «un programma di ricerca e sviluppo di un
missile da crociera lanciato da terra da piattaforma mobile su strada». Da parte
sua, Mosca negava che
il suo missile da crociera violasse il Trattato e, a sua volta,
accusava Washington di aver installato in Polonia e Romania rampe di lancio di
missili intercettori (quelli dello «scudo»), che possono essere usate per
lanciare missili da
crociera a testata nucleare.
In tale quadro va tenuto presente il
fattore geografico: mentre un missile nucleare USA a raggio intermedio,
schierato in Europa, può colpire Mosca, un analogo missile schierato dalla
Russia sul proprio territorio può colpire le capitali europee, ma non
Washington. Rovesciando lo scenario, è come se la Russia schierasse in Messico
i suoi missili nucleari a raggio intermedio.
Il piano degli USA di affossare il
Trattato INF è stato pienamente sostenuto dagli alleati europei della Nato. Il
Consiglio Nord Atlantico ha dichiarato, il 4 dicembre 2018, che «il Trattato
INF è in pericolo a causa delle azioni della Russia», accusata di schierare «un
sistema missilistico destabilizzante». Lo stesso Consiglio Nord Atlantico ha dichiarato
ieri il suo «pieno appoggio all’azione degli Stati Uniti di sospendere i suoi obblighi
rispetto al Trattato INF» e intimato alla Russia di «usare i restanti sei mesi
per ritornare alla piena osservanza del Trattato».
All’affossamento del Trattato INF ha
contribuito anche l’Unione europea che, all’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite, il 21 dicembre 2018, ha votato contro la risoluzione presentata dalla
Russia sulla «Preservazione e osservanza del Trattato INF», respinta con 46
voti contro 43 e 78 astensioni. L‘Unione europea – di cui 21 dei 27 membri
fanno parte della Nato (come ne fa parte la Gran Bretagna in uscita dalla Ue) –
si è uniformata così totalmente alla posizione della NATO, che a sua volta si è
uniformata a quella degli Stati Uniti. Nella sostanza, quindi, anche l’Unione
europea ha dato luce verde alla possibile installazione di nuovi missili
nucleari Usa in Europa, Italia compresa.
Su una questione di tale importanza il governo
Conte, come i precedenti, si è accodato sia alla NATO che alla UE. E
dall’intero arco politico non si è levata una voce per richiedere che fosse il
Parlamento a decidere come votare all’ONU sul Trattato INF. Né in Parlamento si
è levata alcuna voce per richiedere che l’Italia osservi il Trattato di Non-Proliferazione
e aderisca a quello ONU sulla proibizione delle armi nucleari, imponendo agli
USA di rimuovere dal nostro territorio nazionale le bombe nucleari B61 e di non
installarvi, a partire dalla prima metà del 2020, le ancora più pericolose
B61-12. Avendo sul proprio territorio armi nucleari e installazioni strategiche
USA, come il MUOS e il JTAGS in Sicilia, l’Italia è esposta a crescenti
pericoli quale base avanzata delle forze nucleari USA e quindi quale bersaglio
di quelle russe. Un missile balistico nucleare a raggio intermedio, per
raggiungere l’obiettivo, impiega 6-11 minuti. Un bell’esempio di difesa della
nostra sovranità, sancita dalla Costituzione, e della nostra sicurezza che il
Governo garantisce sbarrando la porta ai migranti ma spalancandola alle armi
nucleari USA.
il manifesto, 02 febbraio 2019
NO WAR NO NATO
FIRMA QUESTA PETIZIONE
Italia
e Ue votano per i missili Usa in Europa
(EN/CH/FR/PT/RO/SP/NL/DE/NO/RU/HR/CZ/PO/SV/JP/FN)
Manlio Dinucci
Geografo e geopolitologo. Ultimi lavori pubblicati: Laboratorio di geografia, Zanichelli 2014 ; Diario di viaggio, Zanichelli 2017 ; L’arte della guerra / Annali della strategia Usa/Nato 1990-2016, Zambon 2016, Guerra Nucleare. Il Giorno Prima 2017; Diario di guerra Asterios Editores 2018.
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