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Saturday, December 29, 2018

Kapuralin Vladimir -- Manifestazione in occasione del X anniversario della aggressione della NATO contro la Repubblica Federale Jugoslava (RFJ)


24 Marzo 1999 - Marzo 2017 : NOI NON DIMENTICHIAMO

Manifestazione in occasione del X anniversario della aggressione della NATO contro la Repubblica Federale Jugoslava (RFJ)


Cari amici,

Prima di tutto vorrei salutare tutti voi a nome del Partito Socialista degli Operai della Croazia ed a nome mio personale. Inoltre, vorrei ringraziare gli organizzatori per questa manifestazione e per le loro lodevoli iniziative che sono iniziate e durano sin dal periodo di questi brutali eventi, accaduti dieci anni fa.

L'aggressione, che la cosiddetta comunità internazionale, ma in realtà, un gruppo dei paesi più ricchi del mondo capeggiati da NATO e Stati Uniti, ha realizzato nella primavera del 1999 contro la Repubblica Federale di Jugoslavia, rappresenta un classico esempio di guerra per il territorio, che un centro ricco conduce contro la sottosviluppata periferia. Dopo le divisioni tracciate già negli anni '70 con la dottrina Brzezinski, quella guerra era solo una continuazione dei cataclismi sociopolitici degli anni '90 del secolo scorso, che hanno avuto per scopo l'avanzata del grande capitale verso Est, assieme con la conquista di nuovi territori.

Con questa sua avanzata, il capitalismo con la sua crisi degli anni '80 del Novecento, ha realizzato i suoi tre obiettivi, posticipando, per un certo lasso di tempo, la propria uscita di scena ed il proprio inabissarsi nella storia.

Gli obiettivi che il capitalismo ha conseguito, sono:
-economici
-politici
-militari

L'OBIETTIVO ECONOMICO è consistito nella:

conquista di nuovi mercati.

Nell'impossessarsi di risorse, materie prime, infrastrutture e basi finanziarie nelle regioni appena conquistate.

Nel reperimento di manodopera a basso costo, sia quella nei paesi dove il capitalismo ha trasferito i capitali, sia quella arrivata con l'immigrazione nei loro paesi.

L'OBIETTIVO POLITICO è consistito nella eliminazione del socialismo in Europa, cosi come dell'autogestione in Jugoslavia.

L'OBIETTIVO MILITARE è stata la penetrazione all'Est allo scopo del ravvicinamento alla Russia e alla Cina, e del loro accerchiamento. Questo processo è ancora in corso.

L'aggressione del 1999 contro la Repubblica Federale Jugoslava, oltre ad aver fatto parte di una strategia globale di conquiste territoriali, per il modo brutale in cui si è svolta, ha avuto il compito di punire un avversario disubbidiente. I governanti dei paesi più ricchi del mondo hanno avuto gioco facile a reperire collaboratori tra le élite degli Stati del blocco ex-socialista, al fine di smantellare l'attuale sistema sociopolitico. Questi ultimi hanno consegnato i propri popoli e le risorse materiali nelle mani del grande capitale globalizzato. L'osso più duro era rappresentato dall'area jugoslava. Il modello jugoslavo di socialismo autogestito era particolarmente sgradito, dato che era caratterizzato dal ruolo naturale e dignitoso del lavoro e dell'uomo lavoratore nella società, capaci di autodeterminare il proprio cammino in una piena sovranità statale.

In questo processo, diretto dall'esterno e realizzato all'interno del paese, noi siamo stati consegnati alla mercé dei potenti del mondo. Il ruolo centrale in tutto ciò, lo hanno svolto le repubbliche secessioniste, Slovenia e Croazia, seguite con effetto domino e senza alcuna vera ragione razionale, che avesse un fondamento economico o di altro tipo, dalla Bosnia-Erzegovina e dalla Macedonia. La parte che allora rimaneva, la Repubblica Federale di Jugoslavia, era l'unico ostacolo residuo di fronte alla conquista dei territori. La Jugoslavia, che tra l'altro, in quell'epoca aveva un sistema sociopolitico ormai diverso, era percepita come l'ultimo baluardo sul cammino dei poteri imperialistici, e per questo motivo era necessario punirla. L'esistenza di un elemento punitivo si evince dal fatto che la comunità internazionale ha applicato criteri diversi per le diverse repubbliche e popoli della ex-Jugoslavia. In seguito si è scatenata la aggressione della NATO, che, tuttavia, non ha inflitto grosse perdite militari alla Repubblica Federale di Jugoslavia, nonostante una sproporzione mai registrata prima nella tradizione bellica, tra le forze umane e militari dell'aggressore e quelle del difensore. Sebbene le perdite militari della Repubblica Federale Jugoslava siano state relativamente piccole, le perdite umane e materiali sono state molto alte. Con l'impiego dei mezzi più brutali esistenti e senza alcuna fondatezza dal punto di vista militare, venivano in continuazione distrutte l'infrastruttura e la base economica del paese. Si distruggevano edifici civili con effetti, spesso, catastrofici. Il colmo delle brutalità fu raggiunto con l'impiego delle munizioni ad uranio impoverito, che contaminano l'ambiente dove vive la popolazione. All'assurdità di questi mezzi si aggiunge l'enorme numero dei morti e degli ammalati tra i militari delle unità dell'aggressore che hanno maneggiato questo tipo di munizione.

Un precedente d'eccellenza è stato stabilito a scapito dello Stato di Serbia, con il sequestro di una parte del suo territorio, contro tutte le leggi internazionali, e tramite l'insediamento di un protettorato imperialista, con la più grande base NATO in Kosovo e Metohija. Con tale atto si è realizzata una creatura artificiale para-statale, priva di base economica per i propri cittadini, e che non è stata riconosciuta da circa due terzi degli Stati del pianeta. Lo scopo principale di questo Stato è quello di fare da trampolino agli Stati Uniti e alla NATO nella loro avanzata verso il bacino del Caspio. Questa tesi ha avuto la sua conferma ad agosto scorso, quando gli Stati Uniti e la NATO, tenendo un piede in Kosovo e Metohija, hanno tentato di allargare l'altra gamba verso il Caucaso, fortunatamente senza successo.

L'aggressione contro la RFJ, la guerra in Afghanistan, la penetrazione nell'area ex-sovietica, l'intenzione di installare lo scudo missilistico nell'Europa orientale, la generazione di crisi ovunque nel mondo, l'applicazione permanente del terrore istituzionale che provoca l'insurrezione del terrorismo extra-istituzionale, la tolleranza nei confronti di Israele riguardo ai suoi comportamenti genocidari, la sostituzione del'ONU - da tutti questi esempi traspare l'opposto di quello di cui la propaganda ci vorrebbe convincere, e cioè che la NATO sarebbe l'esercito della pace in cui, seguendo la propria coscienza, si dovrebbero arruolare tutti coloro che desiderano la pace, viceversa si tratta di una soldataglia che difende principi e istituzioni quali la proprietà capitalistica e il cosiddetto libero mercato, che garantisce il potere assoluto ad una ristretta classe di possidenti sulle masse dei lavoratori sfruttati nelle società del capitalismo avanzato, ed assicura il controllo sulla stragrande maggioranza dei paesi del terzo mondo, meno sviluppati. La NATO, dunque, non è una struttura militare apolitica ed isolata, ma rappresenta il sistema sociale capitalistico, ovvero la sua espressione militare. Per la stessa ragione, la NATO non è un'armata popolare come ci vorrebbero persuadere, ma è un'esercito della minoranza ricca che governa nel mondo dei ricchi, e che dunque si deve difendere dalla maggioranza povera. Questo spiega perché la NATO non si è estinta dopo la fine del Patto di Varsavia, come molti hanno ingenuamente creduto. Con la dissoluzione del Patto di Varsavia non è scomparso il principale avversario dei ricchi: il mondo dei poveri, lo sviluppo sproporzionato di varie zone del mondo come conseguenza diretta dell'ordine mondiale capitalista.

Difendendo la minoranza dalla maggioranza, la NATO ha, indubbiamente, un profilo imperialista. Il carattere imperialista della NATO deriva in modo particolare dal fatto che gli Stati Uniti mantengono il proprio ruolo dominante nell'organigramma dell'ordine mondiale capitalista, conquistato dopo la II guerra mondiale, declassando i loro concorrenti europei. Gli Stati Uniti con il proprio ruolo forniscono un elemento di forza alla NATO e determinano la sua potenza e la sua strategia. Queste caratteristiche si rivelano nel modo migliore nella nuova strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, per cui lo Stato più potente del mondo dichiara pubblicamente i propri intenti per realizzare la propria supremazia con le minacce  e l'uso della forza militare; forme di potere su cui non ha concorrenti. L'obiettivo principale di questa strategia è prevenire tutte le minacce contro la potenza, il ruolo e la reputazione degli Stati Uniti nella gestione globale del mondo, allo scopo di sorvegliare le risorse mondiali quali l'energia, o l'acqua potabile, e prevenire i movimenti sociopolitici capaci di mettere in pericolo l'ordine mondiale in cui governano i capitali assieme con gli Stati Uniti come Stato leader. Con questa strategia, secondo la propria volontà, gli Stati Uniti si assumono il diritto di condurre una "guerra preventiva". Con un tale approccio, gli argomenti sull'autodifesa degli Stati, garantita dalla Carta dell'ONU, dal sistema del diritto internazionale, perdono senso, mentre gli Stati Uniti diventano l'imperatore, il poliziotto del mondo intero e la più grande minaccia per la pace nel mondo.

La pace che la NATO vorrebbe procurare è una specie di pace limitata all'Europa e all'America Settentrionale, affinché si mantenga la stabilità dell'ordine capitalista, e questa pace non riguarda il resto del mondo. Gli Stati Uniti ed altre potenze occidentali hanno la facoltà di usare violenza contro gli scomodi, i disubbidienti e i deboli nella stragrande maggioranza del mondo.

La NATO non è, non può essere il difensore della maggioranza dei paesi in via di sviluppo e di quelli sviluppati, perché difende un ordine e non gli Stati. Essa difende la disuguaglianza e non avrebbe mai difeso il socialismo. La NATO è in grado di difendere soltanto  il potere di quelle minoranze  che in tali Stati preservano ed approfondiscono la disuguaglianza allo scopo della conservazione dei propri interessi e degli interessi del capitale mondiale.

Tutto ciò, naturalmente, vale anche per gli Stati creati sul territorio dell'ex-Jugoslavia. La NATO è soltanto in grado di fungere da difesa per quelle forze che, grazie all'ordine mondiale, hanno rapinato tutte le risorse materiali e sociali, create dai lavoratori prima della recessione negli anni '90. In questo modo, queste forze hanno ottenuto il potere politico e lo stanno sistematicamente moltiplicando e rafforzando.

Gli Stati creati sul suolo dell'ex-Jugoslavia, per quanto concerne il loro passato e i loro interessi futuri, non appartengono veramente alla cerchia delle potenze imperialiste. Loro non possono neanche sperare di ricevere dalle multinazionali o dalle banche straniere gli input per lo sviluppo. Per questo motivo, non devono cercare protezione da questi ambienti e nemmeno devono partecipare alle loro guerre. Tutt'altro; siccome si tratta di Stati piccoli e appena sviluppati, qualora cercassero sopravvivenza e sviluppo, dovrebbero schierarsi alla parte di quella maggioranza che intravede le proprie priorità in rapporti economico-politici più corretti, nello sviluppo autentico, al di fuori delle alleanze imperialiste dei potenti, difesi dalla NATO. Nell'alleanza con la NATO, tutti noi stiamo per perdere l'ultimo atomo della nostra sovranità e dignità come popolo che un tempo ha combattuto per un mondo migliore e più umano, contro tutti gli imperialismi di questo mondo.

I recenti eventi, denominati eufemisticamente come crisi economica o finanziaria, sebbene si tratti di vera e propria crisi del sistema, indicano che il capitalismo ha ormai concluso la propria missione storica e non è più in grado a rispondere alle necessità dell'umanesimo. Per questa ragione è necessario che esca dalla scena della società, perchè il futuro del mondo sta davanti ad un'alternativa: socialismo o barbarie.

Vicenza/Beograd, 22-24. 03.2009.

                                                                                    Kapuralin Vladimir

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