Manifestazione in
occasione del X anniversario della aggressione della NATO contro la Repubblica
Federale Jugoslava (RFJ)
Cari amici,
Prima di tutto vorrei salutare tutti voi a nome del Partito Socialista degli
Operai della Croazia ed a nome mio personale. Inoltre, vorrei ringraziare gli
organizzatori per questa manifestazione e per le loro lodevoli iniziative che
sono iniziate e durano sin dal periodo di questi brutali eventi, accaduti dieci
anni fa.
L'aggressione, che la cosiddetta comunità internazionale, ma in realtà, un
gruppo dei paesi più ricchi del mondo capeggiati da NATO e Stati Uniti, ha
realizzato nella primavera del 1999 contro la Repubblica Federale di
Jugoslavia, rappresenta un classico esempio di guerra per il territorio, che un
centro ricco conduce contro la sottosviluppata periferia. Dopo le divisioni
tracciate già negli anni '70 con la dottrina Brzezinski, quella guerra era solo
una continuazione dei cataclismi sociopolitici degli anni '90 del secolo
scorso, che hanno avuto per scopo l'avanzata del grande capitale verso Est,
assieme con la conquista di nuovi territori.
Con questa sua avanzata, il capitalismo con la sua crisi degli anni '80 del
Novecento, ha realizzato i suoi tre obiettivi, posticipando, per un certo lasso
di tempo, la propria uscita di scena ed il proprio inabissarsi nella storia.
Gli obiettivi che il capitalismo ha conseguito, sono:
-economici
-politici
-militari
L'OBIETTIVO ECONOMICO è consistito nella:
conquista di nuovi mercati.
Nell'impossessarsi di risorse, materie prime, infrastrutture e basi finanziarie
nelle regioni appena conquistate.
Nel reperimento di manodopera a basso costo, sia quella nei paesi dove il
capitalismo ha trasferito i capitali, sia quella arrivata con l'immigrazione
nei loro paesi.
L'OBIETTIVO POLITICO è consistito nella eliminazione del socialismo in Europa,
cosi come dell'autogestione in Jugoslavia.
L'OBIETTIVO MILITARE è stata la penetrazione all'Est allo scopo del
ravvicinamento alla Russia e alla Cina, e del loro accerchiamento. Questo
processo è ancora in corso.
L'aggressione del 1999 contro la Repubblica Federale Jugoslava, oltre ad aver
fatto parte di una strategia globale di conquiste territoriali, per il modo
brutale in cui si è svolta, ha avuto il compito di punire un avversario
disubbidiente. I governanti dei paesi più ricchi del mondo hanno avuto gioco
facile a reperire collaboratori tra le élite degli Stati del blocco ex-socialista,
al fine di smantellare l'attuale sistema sociopolitico. Questi ultimi hanno
consegnato i propri popoli e le risorse materiali nelle mani del grande
capitale globalizzato. L'osso più duro era rappresentato dall'area jugoslava.
Il modello jugoslavo di socialismo autogestito era particolarmente sgradito,
dato che era caratterizzato dal ruolo naturale e dignitoso del lavoro e
dell'uomo lavoratore nella società, capaci di autodeterminare il proprio
cammino in una piena sovranità statale.
In questo processo, diretto dall'esterno e realizzato all'interno del paese,
noi siamo stati consegnati alla mercé dei potenti del mondo. Il ruolo centrale
in tutto ciò, lo hanno svolto le repubbliche secessioniste, Slovenia e Croazia,
seguite con effetto domino e senza alcuna vera ragione razionale, che avesse un
fondamento economico o di altro tipo, dalla Bosnia-Erzegovina e dalla
Macedonia. La parte che allora rimaneva, la Repubblica Federale di Jugoslavia,
era l'unico ostacolo residuo di fronte alla conquista dei territori. La
Jugoslavia, che tra l'altro, in quell'epoca aveva un sistema sociopolitico
ormai diverso, era percepita come l'ultimo baluardo sul cammino dei poteri
imperialistici, e per questo motivo era necessario punirla. L'esistenza di un
elemento punitivo si evince dal fatto che la comunità internazionale ha
applicato criteri diversi per le diverse repubbliche e popoli della
ex-Jugoslavia. In seguito si è scatenata la aggressione della NATO, che,
tuttavia, non ha inflitto grosse perdite militari alla Repubblica Federale di
Jugoslavia, nonostante una sproporzione mai registrata prima nella tradizione
bellica, tra le forze umane e militari dell'aggressore e quelle del difensore.
Sebbene le perdite militari della Repubblica Federale Jugoslava siano state
relativamente piccole, le perdite umane e materiali sono state molto alte. Con
l'impiego dei mezzi più brutali esistenti e senza alcuna fondatezza dal punto
di vista militare, venivano in continuazione distrutte l'infrastruttura e la
base economica del paese. Si distruggevano edifici civili con effetti, spesso,
catastrofici. Il colmo delle brutalità fu raggiunto con l'impiego delle
munizioni ad uranio impoverito, che contaminano l'ambiente dove vive la
popolazione. All'assurdità di questi mezzi si aggiunge l'enorme numero dei
morti e degli ammalati tra i militari delle unità dell'aggressore che hanno
maneggiato questo tipo di munizione.
Un precedente d'eccellenza è stato stabilito a scapito dello Stato di Serbia,
con il sequestro di una parte del suo territorio, contro tutte le leggi
internazionali, e tramite l'insediamento di un protettorato imperialista, con
la più grande base NATO in Kosovo e Metohija. Con tale atto si è realizzata una
creatura artificiale para-statale, priva di base economica per i propri cittadini,
e che non è stata riconosciuta da circa due terzi degli Stati del pianeta. Lo
scopo principale di questo Stato è quello di fare da trampolino agli Stati
Uniti e alla NATO nella loro avanzata verso il bacino del Caspio. Questa tesi
ha avuto la sua conferma ad agosto scorso, quando gli Stati Uniti e la NATO,
tenendo un piede in Kosovo e Metohija, hanno tentato di allargare l'altra gamba
verso il Caucaso, fortunatamente senza successo.
L'aggressione contro la RFJ, la guerra in Afghanistan, la penetrazione
nell'area ex-sovietica, l'intenzione di installare lo scudo missilistico
nell'Europa orientale, la generazione di crisi ovunque nel mondo,
l'applicazione permanente del terrore istituzionale che provoca l'insurrezione
del terrorismo extra-istituzionale, la tolleranza nei confronti di Israele
riguardo ai suoi comportamenti genocidari, la sostituzione del'ONU - da tutti
questi esempi traspare l'opposto di quello di cui la propaganda ci vorrebbe
convincere, e cioè che la NATO sarebbe l'esercito della pace in cui, seguendo
la propria coscienza, si dovrebbero arruolare tutti coloro che desiderano la
pace, viceversa si tratta di una soldataglia che difende principi e istituzioni
quali la proprietà capitalistica e il cosiddetto libero mercato, che garantisce
il potere assoluto ad una ristretta classe di possidenti sulle masse dei
lavoratori sfruttati nelle società del capitalismo avanzato, ed assicura il
controllo sulla stragrande maggioranza dei paesi del terzo mondo, meno
sviluppati. La NATO, dunque, non è una struttura militare apolitica ed isolata,
ma rappresenta il sistema sociale capitalistico, ovvero la sua espressione
militare. Per la stessa ragione, la NATO non è un'armata popolare come ci
vorrebbero persuadere, ma è un'esercito della minoranza ricca che governa nel
mondo dei ricchi, e che dunque si deve difendere dalla maggioranza povera.
Questo spiega perché la NATO non si è estinta dopo la fine del Patto di
Varsavia, come molti hanno ingenuamente creduto. Con la dissoluzione del Patto
di Varsavia non è scomparso il principale avversario dei ricchi: il mondo dei
poveri, lo sviluppo sproporzionato di varie zone del mondo come conseguenza
diretta dell'ordine mondiale capitalista.
Difendendo la minoranza dalla maggioranza, la NATO ha, indubbiamente, un profilo
imperialista. Il carattere imperialista della NATO deriva in modo particolare
dal fatto che gli Stati Uniti mantengono il proprio ruolo dominante
nell'organigramma dell'ordine mondiale capitalista, conquistato dopo la II
guerra mondiale, declassando i loro concorrenti europei. Gli Stati Uniti con il
proprio ruolo forniscono un elemento di forza alla NATO e determinano la sua
potenza e la sua strategia. Queste caratteristiche si rivelano nel modo
migliore nella nuova strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, per
cui lo Stato più potente del mondo dichiara pubblicamente i propri intenti per
realizzare la propria supremazia con le minacce e l'uso della forza
militare; forme di potere su cui non ha concorrenti. L'obiettivo principale di
questa strategia è prevenire tutte le minacce contro la potenza, il ruolo e la
reputazione degli Stati Uniti nella gestione globale del mondo, allo scopo di
sorvegliare le risorse mondiali quali l'energia, o l'acqua potabile, e
prevenire i movimenti sociopolitici capaci di mettere in pericolo l'ordine
mondiale in cui governano i capitali assieme con gli Stati Uniti come Stato
leader. Con questa strategia, secondo la propria volontà, gli Stati Uniti si
assumono il diritto di condurre una "guerra preventiva". Con un tale
approccio, gli argomenti sull'autodifesa degli Stati, garantita dalla Carta
dell'ONU, dal sistema del diritto internazionale, perdono senso, mentre gli
Stati Uniti diventano l'imperatore, il poliziotto del mondo intero e la più
grande minaccia per la pace nel mondo.
La pace che la NATO vorrebbe procurare è una specie di pace limitata all'Europa
e all'America Settentrionale, affinché si mantenga la stabilità dell'ordine
capitalista, e questa pace non riguarda il resto del mondo. Gli Stati Uniti ed
altre potenze occidentali hanno la facoltà di usare violenza contro gli
scomodi, i disubbidienti e i deboli nella stragrande maggioranza del mondo.
La NATO non è, non può essere il difensore della maggioranza dei paesi in via
di sviluppo e di quelli sviluppati, perché difende un ordine e non gli Stati.
Essa difende la disuguaglianza e non avrebbe mai difeso il socialismo. La NATO
è in grado di difendere soltanto il potere di quelle minoranze che
in tali Stati preservano ed approfondiscono la disuguaglianza allo scopo della
conservazione dei propri interessi e degli interessi del capitale mondiale.
Tutto ciò, naturalmente, vale anche per gli Stati creati sul territorio
dell'ex-Jugoslavia. La NATO è soltanto in grado di fungere da difesa per quelle
forze che, grazie all'ordine mondiale, hanno rapinato tutte le risorse
materiali e sociali, create dai lavoratori prima della recessione negli anni
'90. In questo modo, queste forze hanno ottenuto il potere politico e lo stanno
sistematicamente moltiplicando e rafforzando.
Gli Stati creati sul suolo dell'ex-Jugoslavia, per quanto concerne il loro
passato e i loro interessi futuri, non appartengono veramente alla cerchia
delle potenze imperialiste. Loro non possono neanche sperare di ricevere dalle
multinazionali o dalle banche straniere gli input per lo sviluppo. Per questo
motivo, non devono cercare protezione da questi ambienti e nemmeno devono
partecipare alle loro guerre. Tutt'altro; siccome si tratta di Stati piccoli e
appena sviluppati, qualora cercassero sopravvivenza e sviluppo, dovrebbero
schierarsi alla parte di quella maggioranza che intravede le proprie priorità
in rapporti economico-politici più corretti, nello sviluppo autentico, al di
fuori delle alleanze imperialiste dei potenti, difesi dalla NATO. Nell'alleanza
con la NATO, tutti noi stiamo per perdere l'ultimo atomo della nostra sovranità
e dignità come popolo che un tempo ha combattuto per un mondo migliore e più
umano, contro tutti gli imperialismi di questo mondo.
I recenti eventi, denominati eufemisticamente come crisi economica o
finanziaria, sebbene si tratti di vera e propria crisi del sistema, indicano
che il capitalismo ha ormai concluso la propria missione storica e non è più in
grado a rispondere alle necessità dell'umanesimo. Per questa ragione è
necessario che esca dalla scena della società, perchè il futuro del mondo sta
davanti ad un'alternativa: socialismo o barbarie.
Vicenza/Beograd, 22-24. 03.2009.
Kapuralin Vladimir
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