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Friday, May 22, 2020

IT -- Manlio Dinucci -- Trump Stracciatore Seriale di Trattati -- 23 maggio 2020


Una foto di gruppo degli equipaggi russi e italiani dopo i voli di prova ai sensi del Trattato sui cieli aperti sull'Italia, aprile 2006.


Trump, Stracciatore Seriale di Trattati 
Manlio Dinucci

FRANÇAIS  ITALIANO  PORTUGUÊS

Il presidente Trump ha annunciato il ritiro degli Stati uniti dal Trattato Open Skies (Cieli Aperti). Firmato nel 1992 subito dopo la fine della Guerra fredda ed entrato in vigore nel 2002, esso permette a ciascuno dei 34 Stati-parte di sorvolare i territori degli altri con aerei da ricognizione (non armati), dotati di sensori per la raccolta di dati su forze e attività militari. Ciascuno Stato-parte deve accettare ogni anno un certo numero di sorvoli del proprio territorio ed ha diritto di effettuarne altrettanti sui territori di quelli che hanno compiuto tali sorvoli. In base al Trattato, dal 2002 sono stati effettuati complessivamente oltre 1.500 sorvoli, compresi quelli reciproci fra Stati uniti e Russia. Anche se i satelliti possono oggi fornire informazioni più dettagliate di quelle raccolte dagli aerei, il Trattato mantiene una sua utilità tecnica poiché non tutti gli Stati-parte dispongono di capacità satellitari. Importante resta il significato politico del Trattato, quale atto di distensione.

Proprio a questo mira la decisione dell’amministrazione Trump di ritirarsi dal Trattato, con il chiaro scopo di accrescere la tensione con la Russia. A tal fine è stata adottata la stessa sceneggiatura  del l° febbraio 2019, quando il segretario di stato Mike Pompeo annunciò che, dopo sei mesi di sospensione, gli Stati uniti si sarebbero ritirati dal Trattato sulle Forze nucleari intermedie, come in effetti è avvenuto nel luglio dello stesso anno. Annunciando che gli Stati uniti si ritireranno tra sei mesi dal Trattato Open Skies, Mike Pompeo usa praticamente le stesse parole: dichiara che «solo la Russia ha la responsabilità per tali sviluppi», la accusa di «continua erosione dell’architettura di controllo degli armamenti», la definisce «violatore seriale di molti degli impegni assunti». Anche questa volta non viene portata alcuna reale prova per tali accuse.

Dichiarando che «questa non è una storia che si riferisce esclusivamente al Trattato Open Skies», il segretario di stato preannuncia altre decisioni dell’amministrazione Trump nella stessa direzione. Da oltre un anno il presidente Trump ripete che non rinnoverà il nuovo Trattato Start, concluso nel 2010 da Stati uniti e Russia.  Questo trattato, come evidenziammo nel 2010 sul manifesto, ha notevoli limiti: stabilisce solo un tetto per le «testate nucleari dispiegate», ossia quelle pronte al lancio su vettori strategici con gittata superiore ai 5.500 km, stabilito in 1.550 per parte; non prevede inoltre alcun controllo effettivo sul potenziamento qualitativo delle forze nucleari. Nonostante ciò, il ritiro degli Stati uniti anche dal nuovo Trattato Start renderebbe  il confronto nucleare ancora più pericoloso. Il presidente Trump ha detto che potrebbe rinnovare il nuovo Trattato Start solo se vi partecipasse anche la Cina, possibilità finora rifiutata da Pechino. Qualora però vi partecipasse, in base agli attuali termini la Cina potrebbe accrescere il numero delle sue testate nucleari da circa 300 a oltre 1.500 (escludendo l’ipotesi che Washington e Mosca fossero disposte a diminuire le loro a 300).
   
Un altro trattato da cui gli Stati uniti potrebbero ritirarsi è quello per la completa messa al bando dei test nucleari, che Washington ha firmato nel 1996 ma mai ratificato, mentre Mosca l’ha ratificato nel 2000.

Su questo sfondo, l’annunciato ritiro degli Stati uniti dal Trattato Open Skies costituisce una ulteriore mossa di una vera e propria strategia della tensione. Poiché aderiscono al Trattato 23 paesi europei della Nato, tra cui l’Italia, il ritiro degli Stati uniti, accrescendo la tensione con la Russia, coinvolge automaticamente la Nato. È esattamente ciò che vogliono a Washington. In un comunicato congiunto pubblicato ieri, 8 paesi Nato (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Spagna), più Finlandia e Svezia, esprimono il loro «rincrescimento» per l’intenzione di ritirarsi dal Trattato Cieli Aperti annunciata dal Governo Usa, «anche se condividiamo le sue preoccupazioni circa l’attuazione da parte della Federazione Russa delle clausole del Trattato». Dichiarano comunque che «continueremo a dare attuazione al Trattato Cieli Aperti». Un cauto ma apprezzabile segnale di apertura, mentre l’ombra minacciosa della guerra nucleare copre sempre più i cieli.

il manifesto, 23 maggio 2020






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