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What part will your country play in World War III?

By Larry Romanoff

The true origins of the two World Wars have been deleted from all our history books and replaced with mythology. Neither War was started (or desired) by Germany, but both at the instigation of a group of European Zionist Jews with the stated intent of the total destruction of Germany. The documentation is overwhelming and the evidence undeniable. (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10) (11)

That history is being repeated today in a mass grooming of the Western world’s people (especially Americans) in preparation for World War IIIwhich I believe is now imminent

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Sunday, August 22, 2021

IT -- Manlio Dinucci -- Nessuna lezione dalla catastrofe afghana

 


Nessuna lezione

 dalla catastrofe afghana

Manlio Dinucci

 

Nel discorso del 16 agosto alla Casa Bianca, il presidente Biden ha fatto una lapidaria dichiarazione: «La nostra missione in Afghanistan non ha mai avuto come scopo la costruzione di una nazione, non ha mai avuto come scopo la creazione di una democrazia unificata e centralizzata». Una pietra tombale, messa dallo stesso presidente degli Stati uniti, sulla narrazione ufficiale che ha accompagnato per vent’anni la «missione in Afghanistan», in cui anche l’Italia ha speso vite umane e denaro pubblico per miliardi di euro. «Il nostro unico interesse nazionale vitale in Afghanistan rimane oggi quello che è sempre stato: prevenire un attacco terroristico alla patria americana», spiega Biden. Ma sulle sue parole getta ombra il Washington Post che, volendo svuotare il proprio armadio dagli scheletri delle fake news diffuse per vent’anni, titola: «I presidenti degli Stati Uniti e i leader militari hanno deliberatamente fuorviato il pubblico sulla più lunga guerra americana, condotta in Afghanistan per due decenni».

Il pubblico è stato «deliberatamente fuorviato» da quando, nell’ottobre 2001, gli Stati uniti, affiancati dalla Gran Bretagna, attaccavano e invadevano l’Afghanistan con la motivazione di dare la caccia a Osama bin Laden, perseguito come mandante dell’attacco terroristico dell’11 settembre (la cui versione ufficiale faceva acqua da tutte le parti). Reale scopo della guerra era l’occupazione di questo territorio di primaria importanza geostrategica, confinante con le tre repubbliche centrasiatiche ex sovietiche (Turkmenistan, Uzbekistan e Tagikistan), l’Iran, il Pakistan e la Cina (la regione autonoma Xinjiang Uygur). Vi erano già in questo periodo forti segnali di un riavvicinamento tra Cina e Russia: il 17 luglio 2001, i presidenti Jang Zemin e Vladimir Putin avevano firmato il «Trattato di buon vicinato e amichevole cooperazione», definito una «pietra miliare» nelle relazioni tra i due paesi. Washington considerava la nascente alleanza tra Cina e Russia una minaccia agli interessi statunitensi in Asia, nel momento critico in cui gli Stati Uniti cercavano di occupare, prima di altri, il vuoto che la disgregazione dell’Urss aveva lasciato in Asia Centrale. «Esiste la possibilità che emerga in Asia un rivale militare con una formidabile base di risorse», avvertiva il Pentagono in un rapporto del 30 settembre 2001.

Quale fosse la reale posta in gioco lo dimostrava il fatto che, nell’agosto 2003, la Nato sotto comando Usa assumeva con un colpo di mano «il ruolo di leadership dell’Isaf», la «Forza internazionale di assistenza alla sicurezza» creata dalle Nazioni Unite nel dicembre 2001, senza che in quel momento avesse alcuna autorizzazione a farlo. Da quel momento oltre 50 paesi, membri e partner della Nato, partecipavano sotto comando Usa alla guerra in Afghanistan.

Il bilancio politico-militare di questa guerra, che ha versato fiumi di sangue e bruciato enormi risorse, è catastrofico: centinaia di migliaia di morti tra i civili, provocati dalle operazioni belliche, più un numero inquantificabile di «morti indirette» per povertà e malattie causate dalla guerra. Solo gli Stati uniti – documenta il New York Times – vi hanno speso oltre 2.500 miliardi di dollari. Per addestrare e armare 300 mila soldati governativi, sbandatisi in pochi giorni di fronte all’avanzata talebana, sono stati spesi dagli Usa circa 90 miliardi.  Circa 55 miliardi per la «ricostruzione» sono stati in gran parte sprecati a causa della corruzione e inefficienza, Oltre 10 miliardi di dollari, investiti in operazioni anti-droga, hanno avuto come risultato che la superficie coltivata ad oppio è quadruplicata, tanto che l’Afghanistan fornisce oggi l’80% dell’oppio prodotto illegalmente nel mondo.

Emblematica è la storia di Ashraf Ghani, il presidente fuggito in un esilio dorato. Formatosi all’Università Americana a Beirut, faceva carriera alle università Columbia, Berkeley, Harvard e Johns Hopkins negli Usa, e alla Banca Mondiale a Washington. Nel 2004, in veste di ministro delle finanze, otteneva dai paesi «donatori», tra cui l’Italia, un «pacchetto di assistenza» di 27,5 miliardi di dollari. Nel 2014, in un paese in guerra sotto occupazione Usa/Nato, veniva nominato presidente ufficialmente col 55% dei voti.  Nel 2015 il presidente Mattarella lo riceveva con tutti gli onori al Quirinale, insieme alla ministra della Difesa Pinotti che lo aveva incontrato un anno prima a Kabul.

Questa catastrofica esperienza si aggiunge a quelle che l’Italia ha già vissuto per aver partecipato, violando la propria Costituzione, alle guerre Nato dai Balcani al Medioriente e al Nordafrica. Nessuna lezione ne viene però tratta dalle forze politiche che siedono in parlamento. Mentre a Washington lo stesso Presidente demolisce il castello di menzogne sugli «alti scopi umanitari», con cui è stata motivata la partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan, a Roma, come nel romanzo 1984 di Orwell,  si cancella la storia.

 Manlio Dinucci

(il manifesto, 20 agosto 2021)


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2007 Speech

UKRAINE ON FIRE

Discurso do Presidente da Rússia, Vladimir Putin, na manhã do dia 24 de Fevereiro de 2022

Discurso do Presidente da Rússia, Vladimir Putin, Tradução em português




Presidente da Rússia, Vladimir Putin: Cidadãos da Rússia, Amigos,

Considero ser necessário falar hoje, de novo, sobre os trágicos acontecimentos em Donbass e sobre os aspectos mais importantes de garantir a segurança da Rússia.

Começarei com o que disse no meu discurso de 21 de Fevereiro de 2022. Falei sobre as nossas maiores responsabilidades e preocupações e sobre as ameaças fundamentais que os irresponsáveis políticos ocidentais criaram à Rússia de forma continuada, com rudeza e sem cerimónias, de ano para ano. Refiro-me à expansão da NATO para Leste, que está a aproximar cada vez mais as suas infraestruturas militares da fronteira russa.

É um facto que, durante os últimos 30 anos, temos tentado pacientemente chegar a um acordo com os principais países NATO, relativamente aos princípios de uma segurança igual e indivisível, na Europa. Em resposta às nossas propostas, enfrentámos invariavelmente, ou engano cínico e mentiras, ou tentativas de pressão e de chantagem, enquanto a aliança do Atlântico Norte continuou a expandir-se, apesar dos nossos protestos e preocupações. A sua máquina militar está em movimento e, como disse, aproxima-se da nossa fronteira.

Porque é que isto está a acontecer? De onde veio esta forma insolente de falar que atinge o máximo do seu excepcionalismo, infalibilidade e permissividade? Qual é a explicação para esta atitude de desprezo e desdém pelos nossos interesses e exigências absolutamente legítimas?

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Um auto retrato surpreendentemente sincero do Presidente da Rússia, Vladimir Putin

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