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What part will your country play in World War III?

By Larry Romanoff

The true origins of the two World Wars have been deleted from all our history books and replaced with mythology. Neither War was started (or desired) by Germany, but both at the instigation of a group of European Zionist Jews with the stated intent of the total destruction of Germany. The documentation is overwhelming and the evidence undeniable. (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10) (11)

That history is being repeated today in a mass grooming of the Western world’s people (especially Americans) in preparation for World War IIIwhich I believe is now imminent

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Tuesday, January 19, 2021

IT -- Manlio Dinucci -- Bush: «Inizia la nuova era della speranza»

 

Bush: «Inizia la nuova era della speranza»

Iraq. Fu un massacro con milioni di vittime, anche per effetto degli embarghi. Eppure era scoppiata la «pace» dopo l’89 e stava per dissolversi l’Urss. È la prima guerra dell’Italia sotto comando Usa. Violato l’art. 11 della Costituzione. Nasce il «nuovo modello di difesa» interventista

Alle 2:20 del 17 gennaio 1991 (ora del Golfo), elicotteri Usa penetrano in territorio iracheno, distruggendo con missili Hellfire due stazioni radar. Subito dopo missili da crociera Tomahawk e caccia Stealth F-117A colpiscono altri centri nevralgici, accecando le difese aeree della capitale.

La Cnn trasmette in tutto il mondo le immagini del cielo di Baghdad illuminato dai traccianti della contraerea che spara alla cieca, uno «spettacolo» che il reporter paragona ai festosi fuochi d’artificio del 4 Luglio. C’è sotto le bombe anche il nostro inviato Stefano Chiarini. Inizia così quella che il Pentagono descrive come l’azione militare più distruttiva mai effettuata in così breve tempo con armi non-nucleari, modello delle guerre future.

Paradossalmente la guerra scoppia nel momento in cui «scoppia la pace» (secondo lo slogan dell’epoca). Dopo il crollo del Muro di Berlino nel 1989, stanno per dissolversi il Patto di Varsavia e la stessa Unione Sovietica. «La guerra fredda è terminata, siamo entrati in una nuova era che offre grande speranza», annuncia il presidente Bush, ma «la crisi del Golfo ci ricorda che vi sono ancora nel mondo fonti autonome di turbolenza».

In realtà la «turbolenza» viene innescata da Washington per trarre il massimo vantaggio dal fatto che, con la disgregazione del blocco sovietico, gli Stati uniti, come ufficialmente dichiarano, rimangono «il solo Stato con una forza, una portata e un’influenza in ogni dimensione – politica, economica e militare – realmente globali: non esiste alcun sostituto alla leadership americana».

Dopo aver sostenuto negli anni Ottanta l’Iraq di Saddam Hussein nella guerra contro l’Iran di Khomeini, gli Usa spingono il Kuwait, che ha aiutato l’Iraq a combattere l’Iran, a esigere da Baghdad l’immediato rimborso di un prestito di decine di miliardi di dollari e a sfruttare oltremisura, danneggiando l’Iraq, il giacimento petrolifero che si estende sotto ambedue i territori.

Mentre cresce la tensione tra i due paesi, il 25 luglio 1990 l’ambasciatrice Usa a Baghdad April Glaspie assicura Saddam Hussein di «avere dirette istruzioni dal Presidente di ricercare migliori relazioni con l’Iraq» e che «noi non abbiamo alcuna opinione sulla vostra disputa di confine con il Kuwait». Una settimana dopo, con un colossale errore di calcolo politico, l’Iraq invade il Kuwait, proponendo successivamente di ritirarsi in cambio di determinate concessioni, tra cui l’accesso al Golfo negatogli quando la Gran Bretagna aveva ridisegnato negli anni Venti la carta del Medio Oriente.

La trappola è scattata. Gli Stati uniti – che hanno da tempo preparato la guerra, osservando con i satelliti militari il dispiegamento delle forze irachene e individuando gli obiettivi da colpire – formano una coalizione internazionale che invia nel Golfo una grande armata di 750 mila uomini agli ordini del generale Usa Schwarzkopf. Nel novembre 1990 il Consiglio di sicurezza dell’Onu approva – con 12 voti favorevoli (compreso quello dell’Urss), 2 contrari (Cuba e Yemen) e l’astensione della Cina – la Risoluzione 678 che autorizza l’uso di «tutti i mezzi necessari» contro l’Iraq.

La guerra del Golfo è la prima guerra a cui partecipa sotto comando Usa la Repubblica italiana, violando l’articolo 11 della Costituzione. La Nato, pur non partecipandovi ufficialmente in quanto tale, mette a disposizione sue forze e basi.

Subito dopo la guerra la Nato vara, sulla falsariga della nuova strategia Usa, il «nuovo concetto strategico dell’Alleanza», che l’Italia ricopia col «nuovo modello di difesa». Si passa così di guerra in guerra, presentandole quali «operazioni umanitarie per l’esportazione della democrazia»: Jugoslavia 1999, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Libia 2011, Siria 2011, e altre.

Questa è la guerra che, secondo quanto dichiarato dal presidente Bush nel 1991, avrebbe aperto «un futuro migliore – una nuova comunità mondiale riunita dal crescente consenso che la forza non può essere usata» e che per questo «la crisi del Golfo passerà alla storia come il crogiolo del nuovo ordine mondiale».

Lo testimoniano i milioni di morti, invalidi, orfani, rifugiati provocati dalla guerra del Golfo, cui si aggiungono un milione e mezzo di morti, tra cui mezzo milione di bambini, provocati dai successivi 12 anni di embargo all’Iraq e dagli effetti a lungo termine dei proiettili a uranio impoverito, più i molti altri provocati dalla nuova guerra del 2003. La scia di morte, scaturita trent’anni fa dalla prima guerra del dopo guerra fredda, continua a dilagare.

Manlio Dinucci

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Discurso do Presidente da Rússia, Vladimir Putin, na manhã do dia 24 de Fevereiro de 2022

Discurso do Presidente da Rússia, Vladimir Putin, Tradução em português




Presidente da Rússia, Vladimir Putin: Cidadãos da Rússia, Amigos,

Considero ser necessário falar hoje, de novo, sobre os trágicos acontecimentos em Donbass e sobre os aspectos mais importantes de garantir a segurança da Rússia.

Começarei com o que disse no meu discurso de 21 de Fevereiro de 2022. Falei sobre as nossas maiores responsabilidades e preocupações e sobre as ameaças fundamentais que os irresponsáveis políticos ocidentais criaram à Rússia de forma continuada, com rudeza e sem cerimónias, de ano para ano. Refiro-me à expansão da NATO para Leste, que está a aproximar cada vez mais as suas infraestruturas militares da fronteira russa.

É um facto que, durante os últimos 30 anos, temos tentado pacientemente chegar a um acordo com os principais países NATO, relativamente aos princípios de uma segurança igual e indivisível, na Europa. Em resposta às nossas propostas, enfrentámos invariavelmente, ou engano cínico e mentiras, ou tentativas de pressão e de chantagem, enquanto a aliança do Atlântico Norte continuou a expandir-se, apesar dos nossos protestos e preocupações. A sua máquina militar está em movimento e, como disse, aproxima-se da nossa fronteira.

Porque é que isto está a acontecer? De onde veio esta forma insolente de falar que atinge o máximo do seu excepcionalismo, infalibilidade e permissividade? Qual é a explicação para esta atitude de desprezo e desdém pelos nossos interesses e exigências absolutamente legítimas?

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the Address to the Federal Assembly. The ceremony took
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Address to the Nation.

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Um auto retrato surpreendentemente sincero do Presidente da Rússia, Vladimir Putin

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