L’Arte della guerra
Ucraina, bomba Usa in Europa
Manlio Dinucci
Caccia
F-16 Usa, inviati dalla base di Aviano, sono impegnati in «complesse operazioni
aeree» in Grecia, dove ieri è iniziata l’esercitazione Iniochos 21. Essi
appartengono al 510th Fighter Squadron di stanza ad Aviano, il cui ruolo è
indicato dall’emblema: il simbolo dell'atomo, con tre fulmini che colpiscono la
terra, affiancato dall’aquila imperiale. Sono dunque aerei da attacco nucleare quelli
impegnati dalla US Air Force in Grecia, che ha concesso nel 2020 agli Stati
uniti l’uso di tutte le sue basi militari. Partecipano all’Iniochos 21 anche cacciabombardieri
F-16 e F-15 di Israele ed Emirati Arabi Uniti. L’esercitazione si svolge sull’Egeo
a ridosso dell’area comprendente Mar Nero e Ucraina, dove si concentra la maxi esercitazione Defender-Europe
21 dell’Esercito Usa.
Queste e
altre manovre militari, che fanno dell’Europa una grande piazza d’armi, creano una
crescente tensione con la Russia, focalizzata sull’Ucraina. La Nato, dopo aver disgregato
la Federazione Iugoslava inserendo il cuneo della guerra nelle sue fratture
interne, si erge ora a paladina dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Il
presidente del Comitato Militare della Nato, il britannico Stuart Perch capo
della Royal Air Force, incontrando a Kiev il presidente Zelenskyy
e il capo di stato maggiore Khomchak, ha dichiarato che «gli alleati Nato sono
uniti nel condannare l’illegale annessione della Crimea da parte della Russia e
le sue azioni aggressive nell’Ucraina orientale». Ha così ripetuto la versione secondo cui
sarebbe stata la Russia ad annettersi con la forza la Crimea, ignorando che
sono stati i russi di Crimea a decidere con un referendum di staccarsi
dall’Ucraina e rientrare nella Russia per evitare di essere attaccati, come i
russi del Donbass, dai battaglioni neonazisti di Kiev. Quelli usati nel 2014 quale
forza d’assalto nel putsch di piazza Maidan, innescato da cecchini georgiani
che sparavano sui dimostranti e sui poliziotti, e nelle azioni successive: villaggi messi a ferro e fuoco, attivisti
bruciati vivi nella Camera del Lavoro di Odessa, inermi civili massacrati a
Mariupol, bombardati col fosforo bianco a Donetsk e Lugansk. Un sanguinoso
colpo di stato sotto regia Usa/Nato, col fine strategico di
provocare in Europa una nuova guerra fredda per isolare la Russia e rafforzare,
allo stesso tempo, l’influenza e la presenza militare degli Stati uniti in
Europa.
Il conflitto nel Donbass, le cui
popolazioni si sono auto-organizzate nelle Repubbliche di Donetsk e Lugansk con
una propria milizia popolare, ha attraversato un periodo di relativa tregua con
l’apertura dei colloqui di Minsk per una soluzione pacifica. Ora però il
governo ucraino si è ritirato dai colloqui, col pretesto che rifiuta di andare a
Minsk non essendo la Bielorussia un paese democratico. Allo stesso tempo le
forze di Kiev hanno ripreso gli attacchi armati nel Donbass. Il capo di stato maggiore Khomchak, che Stuart Perch ha lodato a nome della Nato per il suo «impegno nella ricerca di una soluzione
pacifica del conflitto»,
ha dichiarato che l’esercito di Kiev «si
sta preparando per l’offensiva nell’Ucraina orientale» e che in tale operazione «è
prevista la partecipazione di alleati Nato».
Non a caso il
conflitto nel Donbass si è riacceso quando, con l’amministrazione
Biden, ha assunto la carica di segretario di Stato Antony Blinken. Di origine
ucraina, è stato il principale regista del putsch di piazza Maidan in veste di
vice-consigliere della sicurezza nazionale nell’amministrazione Obama-Biden. Quale
vice-segretaria di Stato Biden ha nominato Victoria Nuland, nel 2014 aiuto-regista
dell’operazione Usa, costata oltre 5 miliardi di dollari, per instaurare in
Ucraina il «buon governo» (come lei stessa dichiarò). Non è escluso che a
questo punto abbiano un piano: promuovere una offensiva delle forze di Kiev nel
Donbass, sostenuta di fatto dalla Nato. Essa metterebbe Mosca di fronte a una scelta
che tornerebbe comunque a vantaggio di Washington: lasciar massacrare le
popolazioni russe del Donbass, o intervenire militarmente in loro appoggio. Si
gioca col fuoco, non in senso figurato, accendendo la miccia di una bomba nel
cuore dell’Europa.
Fonte
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