L’Arte della guerra
Ritornano gli euromissili nucleari
Manlio Dinucci
Quando
oltre cinque anni fa titolammo sul Manifesto (9 giugno 2015) «Ritornano i
missili a Comiso?», tale ipotesi fu ignorata dall’intero arco politico e
liquidata da qualche sedicente esperto come «allarmistica». L’allarme,
purtroppo, era fondato.
Pochi
giorni fa, il 6 novembre, la Lockheed Martin (la stessa che produce gli F-35)
ha firmato un primo contratto da 340 milioni di dollari con lo US Army per la produzione
di missili a medio raggio, anche a testata nucleare, progettati per essere installati
in Europa. I missili di tale categoria (con base a terra e gittata tra 500 e 5500 km) erano stati
proibiti dal Trattato Inf, firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan:
esso aveva eliminato i missili balistici nucleari Pershing 2, schierati dagli
Stati uniti in Germania Occidentale, e quelli nucleari da crociera Tomahawk, schierati
dagli Stati uniti in Italia (a Comiso), Gran Bretagna, Germania Occidentale,
Belgio e Olanda, e allo stesso tempo i missili balistici SS-20 schierati
dall’Unione Sovietica sul proprio territorio.
Nel 2014, l’amministrazione Obama
accusava la Russia, senza alcuna prova, di aver sperimentato un missile da
crociera (sigla 9M729) della categoria proibita dal Trattato e, nel 2015,
annunciava che «di fronte alla violazione del Trattato Inf da parte della
Russia, gli Stati uniti stanno considerando lo spiegamento in Europa di missili
con base a terra».
Il testimone è quindi passato all’amministrazione
Trump, che nel 2019 ha deciso il ritiro degli Stati uniti dal Trattato Inf, accusando
la Russia di averlo «deliberatamente violato».
Dopo alcuni test missilistici, è stata
incaricata la Lockheed Martin di realizzare un missile da crociera derivato dal
Tomahawk e uno balistico derivato dallo SM-6 della Raytheon. Secondo il
contratto, i due missili saranno operativi nel 2023: quindi pronti tra due anni
ad essere installati in Europa. Va tenuto presente il fattore geografico: mentre
un missile balistico nucleare Usa a medio raggio, lanciato dall’Europa, può
colpire Mosca dopo pochi minuti, un analogo missile lanciato dalla Russia può
colpire le capitali europee, ma non Washington. Rovesciando lo scenario, è come
se la Russia schierasse missili nucleari a medio raggio in Messico. Va inoltre
tenuto presente che lo SM-6, specifica la Raytheon, svolge la funzione di «tre missili in uno»: antiaerea,
anti-missile e di attacco. Il missile nucleare derivato dallo SM-6 potrà quindi
essere usato dalle navi e installazioni terrestri dello «scudo» Usa in
Europa i cui tubi di lancio, specifica la Lockheed Martin, possono lanciare
«missili per tutte le missioni».
In una dichiarazione del 26 ottobre
2020, il presidente Putin riafferma la validità del Trattato Inf, definendo un «grave errore«» il ritiro statunitense, e
l’impegno della Russia a non schierare missili analoghi finché gli Usa non
schiereranno i loro a ridosso del suo territorio. Propone quindi ai paesi Nato
una «reciproca moratoria» e «reciproche
misure di verifica», ossia ispezioni nelle reciproche installazioni
missilistiche. La proposta russa è stata ignorata dalla Nato. Il suo segretario
generale Jens Stoltenberg ha ribadito, il 10 novembre, che «in un mondo così
incerto, le armi nucleari continuano a svolgere un ruolo vitale nella
preservazione della pace».
Nessuna
voce si è levata dai governi e parlamenti europei, pur rischiando l’Europa di
trovarsi in prima linea in un confronto nucleare analogo o più pericoloso di
quello della guerra fredda. Ma questa non à la minaccia del Covid e quindi non
se ne parla.
L’Unione Europea, di cui 21 dei 27
membri fanno parte della Nato, ha già fatto sentire la sua voce quando, nel 2018,
ha bocciato alle Nazioni Unite la risoluzione presentata dalla Russia sulla «Preservazione
e osservanza del Trattato Inf», dando luce verde alla installazione di nuovi
missili nucleari Usa in Europa.
Cambierà qualcosa una volta che Joe
Biden si sarà insediato alla Casa Bianca? Oppure, dopo che il democratico Obama
ha aperto il nuovo confronto nucleare con la Russia e il repubblicano Trump lo
ha aggravato stracciando il Trattato Inf, il democratico Biden (già vice di Obama) firmerà
l’installazione dei nuovi missili nucleari Usa in Europa?
Manlio
Dinucci
Il manifesto, 17 novembre 2020
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