L’Arte della guerra
Ucraina, era tutto scritto nel piano
della Rand Corp.
Manlio Dinucci
Il piano strategico degli Stati uniti contro la Russia è stato
elaborato tre anni fa dalla Rand Corporation (il manifesto, Rand Corp: come
abbattere la Russia, 21 maggio 2019). La Rand Corporation, il cui quartier
generale ha sede a Washington, è «una organizzazione globale di ricerca che
sviluppa soluzioni per le sfide politiche»: ha un esercito di 1.800 ricercatori
e altri specialisti reclutati da 50 paesi, che parlano 75 lingue, distribuiti in
uffici e altre sedi in Nord America, Europa, Australia e Golfo Persico. Personale
statunitense della Rand vive e lavora in oltre 25 paesi. La Rand Corporation,
che si autodefinisce «organizzazione nonprofit
e nonpartisan», è ufficialmente finanziata dal Pentagono, dall’Esercito e l’Aeronautica
Usa, dalle Agenzie di sicurezza nazionale (Cia e altre), da agenzie di altri
paesi e potenti organizzazioni non-governative.
La Rand Corp. si vanta di aver contribuito a elaborare la
strategia che permise agli Stati uniti di uscire vincitori dalla guerra fredda,
costringendo l’Unione Sovietica a consumare le proprie risorse nell’estenuante confronto
militare. A questo modello si è ispirato il nuovo piano elaborato nel 2019:
«Overextending and Unbalancing Russia», ossia costringere l’avversario a
estendersi eccessivamente per sbilanciarlo e abbatterlo. Queste sono le principali
direttrici di attacco tracciate nel piano della Rand, su cui gli Stati Uniti si
sono effettivamente mossi negli ultimi anni.
Anzitutto – stabilisce il piano – si deve attaccare la
Russia sul lato più vulnerabile, quello della sua economia fortemente dipendente
dall’export di gas e petrolio: a tale scopo vanno usate le sanzioni commerciali
e finanziarie e, allo stesso tempo, si deve far sì che l’Europa diminuisca
l’importazione di gas naturale russo, sostituendolo con gas naturale liquefatto
statunitense. In campo ideologico e informativo, occorre incoraggiare le
proteste interne e allo stesso tempo minare l’immagine della Russia all’esterno.
In campo militare si deve operare perché i paesi europei della Nato accrescano
le proprie forze in funzione anti-Russia. Gli Usa possono avere alte
probabilità di successo e alti benefici, con rischi moderati, investendo
maggiormente in bombardieri strategici e missili da attacco a lungo raggio
diretti contro la Russia. Schierare in Europa nuovi missili nucleari a raggio
intermedio puntati sulla Russia assicura loro alte probabilità di successo, ma
comporta anche alti rischi. Calibrando ogni opzione per ottenere l’effetto
desiderato – conclude la Rand – la Russia finirà col pagare il prezzo più alto
nel confronto con gli Usa, ma questi e i loro alleati dovranno investire grosse
risorse sottraendole ad altri scopi.
Nel quadro di tale strategia – prevedeva nel 2019 il piano della Rand Corporation – «fornire aiuti letali all'Ucraina sfrutterebbe il maggiore punto di vulnerabilità esterna della Russia, ma qualsiasi aumento delle armi e della consulenza militare fornite dagli Usa all'Ucraina dovrebbe essere attentamente calibrato per aumentare i costi per la Russia senza provocare un conflitto molto più ampio in cui la Russia, a causa della vicinanza, avrebbe vantaggi significativi». È proprio qui – in quello che la Rand Corporation definiva «il maggiore punto di vulnerabilità esterna della Russia», sfruttabile armando l’Ucraina in modo «calibrato per aumentare i costi per la Russia senza provocare un conflitto molto più ampio» – che è avvenuta la rottura. Stretta nella morsa politica, economica e militare che Usa e Nato serravano sempre più, ignorando i ripetuti avvertimenti e le proposte di trattativa da parte di Mosca, la Russia ha reagito con l’operazione militare che ha distrutto in Ucraina oltre 2.000 strutture militari realizzate e controllate in realtà non dai governanti di Kiev ma dai comandi Usa.Nato. L’articolo che tre anni fa riportava il piano della Rand Corporation terminava con queste parole: «Le opzioni previste dal piano sono in realtà solo varianti della stessa strategia di guerra, il cui prezzo in termini di sacrifici e rischi viene pagato da tutti noi». Lo stiamo pagando ora noi popoli europei, e lo pagheremo sempre più caro, se continueremo ad essere pedine sacrificabili nella strategia Usa-Nato.
Manlio Dinucci
(il manifesto, 8 marzo 2022)
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